lunedì 29 marzo 2010

“La scusa, la reazione, la speranza”

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E’ vero. Certe volte capita quello che non ti aspetti. Ma ieri, a Torino, lo stupore è stato amplificato. Nella giornata delle contestazioni, dello stadio mezzo vuoto e delle grida di proteste da parte degli ultras, la Juventus torna alla vittoria, trascinata dal suo capitano che solo poche ore prima, nel trattenersi a parlare coi tifosi fuori dall’hotel, aveva fatto capire che la speranza doveva essere l’ultima a morire. Capita quello che non ti aspetti soprattutto nell’ultima parte di gara, quando Zaccheroni chiama Felipe Melo per avvertirlo che da li a poco sarebbe entrato in campo, e la poca gente entrata allo stadio Olimpico lo fischia, simbolo di uno stato d’animo sotto shock, in una partita in cui era fondamentale vincere ma che in quel momento era bloccata. E soprattutto dalla fatica, in una squadra in cui dopo quarantacinque minuti pare già sfinita. E invece Felipe Melo stupisce tutti.

Sfodera una buona prestazione, ordinata e soprattutto con poche sbavature, e mette addirittura il sigillo della vittoria, in un momento della gara che pareva portare per l’ennesima volta ad un risultato non proprio esaltante per i bianconeri. Dopo un bel cross di Del Piero (stremato nella seconda frazione di gioco dopo una partita splendida per carattere e per orgoglio) il brasiliano insacca di testa dopo una splendida traiettoria e fa felice il pubblico bianconero, oltre che per il gol stesso, soprattutto per le scuse “in pubblico” (passateci il termine) intime e personali, che divide la platea che però nella maggior parte dei casi apprezza e accetta. Un momento da lacrimoni, che potrebbe scacciare, o per lo meno attutire un momento che stava diventando insopportabile in casa Juve, dopo una sfilza di sconfitte e di cattivi pensieri. Tifosi giustamente arrabbiati, la squadra che si stanca troppo presto, che sembra non lottare come dovrebbe, un allenatore che iniziava a far venire qualche dubbio, dirigenza e proprietà sotto accusa solo alcuni dei problemi da risolvere. Ma la Juve torna a rifiatare, nella partita che sembrava la più consona per tutto questo, ma che facile non è stata, a testimonianza del momento complicato in cui la Juve non sembra più lei e fatica con tutte le squadre, sia sul piano psicologico che fisico.

Andando per ordine, la gara con l’Atalanta non è stata certo esaltante, ma era troppo importante portare a casa, finalmente, i tre punti, per sottolineare le parole del capitano: il momento è buio, ma il Palermo non è così irraggiungibile, anzi, diremmo a portata di mano. Ma anche ieri si è faticato, e non poco. Nel primo tempo si è vista una gara non irresistibile ma che ha visto una Juve quasi padrona del campo. Chiaro che il problema rimane quello della conclusione, che proprio fatica ad arrivare grazie anche ad una manovra lenta e che fa arrivare pochi palloni nel mezzo. A volte capita quello che non ti aspetti anche perché pensavamo che ormai, quest’anno, non avremmo neanche visto una punizione che avrebbe fatto gonfiare la rete. E invece abbiamo dovuto aspettare Marzo inoltrato, ma ce l’abbiamo fatta. Del Piero ne pennella una delle sue, e porta in vantaggio i bianconeri. Che però, iniziano ad annaspare già poco prima della fine: come al solito, ai bianconeri basta un piccolo errore per essere puniti, peggio se difensivo. Una punizione buttata al centro, e neanche troppo irresistibile, è bastata per far aprire una voragine dopo un errore nella linea difensiva, per far buttare dentro la palla dell’uno a uno ad Amoruso. Ci continuiamo a chiedere come sia possibile che una squadra come la Juve, oltre a non reggere mentalmente un risultato vincente, crolli in questa maniera, prendendo simili gol.

Come ci chiediamo a chi o a cosa dobbiamo questi ripetitivi infortuni, ormai arrivati quasi a quota settanta. Stavolta la pedina è importante, Diego, che pur se non esaltante negli ultimi tempi, fa sempre storcere la bocca come mancanza. Nel secondo tempo la partita come al solito è andata in mano agli avversari a causa del solito crollo fisico bianconero, che dopo un ora di gioco pare annaspare. Fortunatamente gli inserimenti di Giovinco (non male) ma soprattutto di Felipe Melo funzionano più che bene, danno dinamismo alla squadra che in un modo o nell’altro, soffrendo soprattutto, riesce a portare a casa una vittoria che è importante per il morale e per la classifica, che adesso vede la Juventus quinta insieme a Napoli e Sampdoria, a tre punti dai rosanero. Adesso mister Zaccheroni avrà una settimana intera per preparare la sfida di Udine, importante per il gruppo ma anche in vista della sfida che vedrà impegnata il Palermo contro il Catania. La Juve da qui in poi non potrà più permettersi grossi passi falsi, la sfida per il quarto posto è sfrenata e speriamo che la vittoria con l’Atalanta possa essere una valvola di sfogo un po’ per tutti. Il gruppo deve crederci, e i tifosi, giustamente giù con il morale, continuando a contestare una dirigenza non all’altezza deve stare però vicino alla squadra. Siamo tutti curiosi di capire se la squadra è pronta per una serie di risultati importanti o meno. Il tempo c’è, ma le cose da rimettere apposto, in campo oltre che nell’ambiente, non sono poche.

Tiziano Salvatori

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