lunedì 25 ottobre 2010

De Santis su Calciopoli: "Per 4 anni ci hanno fatto credere altro! Quello che ci è stato tolto non ce lo ridarà mai nessuno...""

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ROMAMassimo De Santis, ex arbitro di serie A imputato nel processo napoletano a Calciopoli si è sfogato con toni indignati in diretta telefonica sulle frequenze di Rete Oro TV nella trasmissione “Signora Mia” condotta da Marco Venditti in collaborazione con la redazione di “Tutti Pazzi Per La Juve”.


Nell’udienza del 19 Ottobre gli avvocati della difesa hanno segnato ulteriori punti a favore degli imputati, non pensa che dibattere su chi dica “metti Collina” tenti di sviare l’attenzione dalle evidenti falle del teorema accusatorio?
 “E’ un fatto inconfutabile: è un’indagine con tante lacune che ha toccato delle persone che sono state devastante sia sotto l’aspetto personale che professionale.
Non bisogna soffermarsi su chi dice “metti Collina”.
Il problema è che per quattro anni ci hanno fatto credere che determinate intercettazioni non esistessero. Oggi ne siamo venuti a conoscenza e da queste intercettazioni si vede forse quello che sarebbe dovuto essere effettivamente l’indagine di calciopoli. Tutto quello che oggi stiamo subendo in tribunale non sarebbe dovuto accadere perché ogni intercettazione che noi troviamo sconfessa l’intercettazione che è stata inserita miratamene nelle informative redatte dal Col. Auricchio. Dall’esame dei testi, che ha chiamato il mio difensore Avv. Gallinelli, è stato sconfessato il lavoro degli inquirenti. Chiunque ha ascoltato l’udienza si è potuto rendere conto che se questi testi fossero stati chiamati nel 2006, all’inizio delle indagini, sicuramente non saremmo arrivati a questo punto”. 
In riferimento alle nuove intercettazioni depositate dai suoi legali e l’ascolto del teste Gamberini, cosa è emerso in aula? 
“Per quanto riguarda le intercettazioni che ho depositato, devo ringraziare il lavoro straordinario di Nicola Penta che è riuscito a fornirmi l’intercettazione e la trascrizione della mia telefonata con Bergamo delle 17.43, in riferimento alla famosa telefonata Lecce-Parma delle ore 12.00, nella quale dico che se la partita sarà tranquilla io mi farò da parte, se invece sarà giocata mi metterò in mezzo. Perché nel finale di campionato si è verificato tante volte che le squadre se la giocano o non fanno dell’agonismo l’essenza della gara. Ho depositato appunto, la telefonata delle 17.43 con Bergamo a cui dico che nell’ultima mezz’ora la partita è stata fiacca ed io mi sono messo da parte ed ho fatto fare a loro; ho trovato le telefonate con Bergamo in riferimento alla partita Lecce – Juventus al quale dico che i giocatori volevano giocare  ed una nella quale un dirigente del Lecce mi ha chiamato alle 10 di mattina per dirmi che il campo era stato sistemato e che era agibile; Fiorentina-Bologna  è uscito fuori, detto da Gamberini e quindi non da uno di parte, che Petruzzi e Nastase erano i giocatori più ammoniti della squadra e che in quella partita il Bologna aveva 8 diffidati. Insomma, sta uscendo fuori tutto.Le indagini vanno fatte a tutela dell’indagato e non per costruirgli addosso un vestito per poi sbatterlo in prima pagina e dire: “ecco questo è il mostro!”, come è accaduto in questa indagine”. 
E per quanto riguarda le testimonianze di Del Piero e dell’osservatore degli arbitri D’Addato?
 “La cosa eclatante è stata che i PM soltanto in due occasioni hanno posto domande ai testi chiamati da noi: a Del Piero sul discorso di Ibrahimovic, ma ormai penso che l’abbiano capito tutti che se io avessi voluto favorire la Juventus sarebbe bastato dire che avevo seguito l’azione e che avevo visto e la prova televisiva non sarebbe stata applicata. Del Piero l’ha spiegato benissimo.Ho ammirato Del Piero, come l’ho sempre ammirato da calciatore ed ancor di più come uomo: nel momento in cui in udienza si è voluto insinuare che Del Piero ricordava solo alcuni episodi e quindi si è cercato di mettere in dubbio la veridicità di quello che diceva, Del Piero ha ricordato che in Udinese - Juventus sono stato l’arbitro che lo ha espulso negli ultimi 16 anni e penso che in quel momento si è vista tutta la fragilità dell’impianto accusatorio ed il modo con il quale hanno lavorato gli inquirenti. D’Addato ha spiegato benissimo qual è stato l’andamento della partita. Lo stesso assistente Farneti di Parma-Juventus ha spiegato quello che è stato il dopo partita.Anche per le magliette regalate agli arbitri è stato chiarito che era una cosa consuetudinaria che facevano tutti in ogni partita.L’avv.Gallinelli è stato bravo a scandagliare tutte queste posizioni ed a tirar fuori dalle persone chiamate a testimoniare i ricordi di 4 anni fa. Ma se questi testimoni fossero stati chiamati a tempo debito dai PM o dai carabinieri, che cosa sarebbe uscito? La cosa agghiacciante, di cui le persone forse non si rendono conto, è che D’Addato è stato ascoltato dai carabinieri per sette ore durante le quali ha riferito le stesse identiche cose…” 
Cosa le ha tolto calciopoli e cosa si aspetta dalla fine del processo? 
“La riflessione che bisogna fare è dove si vuole arrivare con questo processo e soprattutto che il danno effettivo, per come stanno andando le cose, non l’ha fatto tanto la giustizia ordinaria, ma la giustizia sportiva: io ho perso la mia posizione di arbitro; le società con quello che gli è stato tolto; altri tesserati che sono in questo processo, con un giudizio sportivo sommario, hanno tutti subito un danno.Oggi, a fatica, perché se avessimo avuto tutto questo materiale nel 2006 il compito sarebbe stato più facile, grazie alla professionalità e la bravura degli avvocati, a Nicola Penta che è riuscito a tirar fuori le intercettazioni telefoniche, stiamo ricostruendo quello che in un processo serio in un paese civile non sarebbe mai avvenuto.Noi avremmo dovuto avere a disposizione tutto, nelle indagini avrebbe dovuto esserci tutto ed oggi se andiamo a vedere quelle informative, a distanza di anni.Mi ricordo nel 2006, all’indomani degli avvisi di garanzia, i titoli dei giornali, delle televisioni e tutto il resto: c’è stato un massacro verso di noi!Quello che c’è stato tolto non ce lo ridarà mai nessuno.Partendo dal principio sacrosanto che finché non ci sarà una sentenza da parte del tribunale penale a noi favorevole stiamo parlando del nulla, il momento importante sarà appunto quando arriveremo a sentenza in modo che si possa sancire quanto stiamo dicendo perché ne abbiamo viste davvero tante.Noi abbiamo fiducia nel Giudice Casoria perché sta facendo in modo che questo processo si svolga nel modo più giusto possibile”. 
Durante l’udienza del 12 ottobre, l’Avv. Gallinelli ha chiesto formalmente l’incriminazione per falsa testimonianza del Col. Auricchio, è un atto che chiarirà ulteriormente il modo con cui sono state condotte le indagini? 
“Ho puntato sempre il dito dall’inizio sulle indagini e su qualcosa che mancava anche per l’esperienza che avevo dal punto di vista lavorativo. Oggi si fanno tanti dibattiti sulla giustizia ed oggi proprio in questo processo stiamo vedendo che se degli inquirenti che non fanno bene il proprio lavoro o vogliono cucire addosso ad una persona un vestito che non è il suo ci riescono tranquillamente, ti distruggono la vita e poi devi fare un processo che dura cinque o sei anni per ristabilire la verità considerando anche che in alcuni casi ci si riesce ed in altri no. Comunque non si può ritornare indietro e farsi restituire tutto quello che ti è stato tolto. Non ci dimentichiamo che fu detto in aula di tribunale e non sui giornali, che non esistevano intercettazioni telefoniche di alcune società”.
Come mai le “gole profonde” della procura partenopea non sono state sentite in aula dai PM come testimoni del loro impianto accusatorio, ma sono state convocate dalle difese degli imputati?
“Il primo teste dell’accusa doveva essere Franco Baldini e poi non so per quale motivo non è stato chiamato. E’ stata la difesa di Moggi a convocare Franco Baldini e sentirlo dire che ha fatto la ricerca dei testimoni che potevano contribuire a distruggere quelle persone e purtroppo ci sono riusciti, è stata una cosa che ha fatto male. Quando ci sono quei dati un cui dice che ha cercato tizio, ma era dopo marzo e poi questa persona è stata sentita ad ottobre e poi dice che la giornalista è stata sentita dopo aprile ed invece scopriamo che è stata sentita a settembre ed il periodo settembre-ottobre è l’apice di calciopoli”.
Uno dei capi d’imputazione a suo carico è l’associazione per delinquere, come si spiega l’assenza dei presunti beneficiari del sodalizio e di altri soggetti “cupolari”che sono stati prosciolti? Quali altre situazioni sono emerse in aula che contraddicono il teorema accusatorio? 
“Ricordiamoci che nasce tutto dal discorso di Palanca e Gabriele con il Messina e in quel momento la cosa più logica da fare era indagare sul Messina perché era quello il tema. Invece sul Messina non ha indagato nessuno. Quindi l’indagine è stata inspiegabilmente indirizzata solo verso Moggi, la Juventus e De Santis. E’ partita da De Santis e Moggi sui quali ci sono oltre 50 pagine di informative e poi tutti gli altri. Con me hanno sbagliato tutto, ci sono enormi lacune investigative: c’è la prova della indagini; il discorso di quando sono stato convocato in Olanda ed oggi ho depositato la lettera Uefa a conferma; il discorso sulla scheda svizzera che mi attribuiscono secondo cui sarei stato agganciato a Coverciano ed invece mi trovavo a Roma a frequentare un corso proprio con il Col. Auricchio! Ci sono troppe lacune sul mio conto.Ricordo anche che è vero che il Col. Auricchio ha condotto le indagini, ma non dimentichiamo che il Col. Auricchio in udienza ha portato un duro attacco ai PM dicendo: “Si, io ho fatto le indagini, ma gli avvisi di garanzia li avete firmati voi!”. E tutto questo dovrebbe far riflettere”.

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