domenica 4 dicembre 2011

"Lo stalliere del re" Il sentimento popolare di Calciopoli è nato anche così....

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Andate al minuto 18' circa di questo video e ascoltate le parole di Dario Canovi e il suo pensiero su Moggi e Calciopoli.
Purtroppo il sentimento popolare è nato anche così.


http://www.cittaceleste.it/news/rassegna-stampa/2011/12/01/CALCIO-Lazio-Canovi-racconta-Moggi-Lotito-Nesta-il-suo-calcio/22684/
Leggiamo inoltre alcuni passaggi dell'intervista di Canovi sopra linkata.


Avvocato, procuratore e ora scrittore assieme a Giacomo Mazzocchi: 
possiamo considerarlo il terzo percorso professionale di Dario Canovi?
«E’ più una divagazione: da tanto volevo raccontare il mio calcio, 
lo avrei preferito meno polemico e per certi versi cattivo di come lo troviamo. 
Con Giacomo Mazzocchi ce l’abbiamo fatta».
Lo stalliere del re: il titolo è ispirato da una espressione di quelle rimaste 
proverbiali dell’avvocato Agnelli:
«Luciano voleva la Juve, lo portai da un caro amico di Gianni Agnelli 
ma l’Avvocato disse no: in pochi giorni andò al timone Umberto e fu sì».
Riferita a Luciano Moggi. Ci spiega?
«Lo faccio con la promessa che poi passiamo oltre, perché tutto vorrei tranne che 
ridurre questo libro a qualcosa contro Moggi: non è così. L’espressione mi è piaciuta perché riassumeva per certi versi l’ineluttabilità di trent’anni di calcio. 
Guardate che io se fossi stato presidente di un club avrei preso Moggi come dirigente. 
Poi gli avrei messo dei paletti. Ma Luciano sapeva e sa di calcio. 
Il suo problema è stato quello di superare la misura: è stato l’erede di Allodi 
senza averne la statura culturale per capire quale limite non varcare. 
E anche contro chi non scontrarsi».
I suoi rapporti con Moggi?
«Siamo stati tutto: amici, avversari, rivali. Quando ho detto sì ad una società 
con lui ma no ad una società in tre, mi ha trasformato nel suo peggior nemico. 
Ma attenzione: ora sembra che lui sia la spazzatura di tutto quel che non 
andava nel calcio. Non è così, lui era un pezzo del sistema. E quella Gea, che stortura: però dentro c’erano in tanti».
Ha detto che qualcosa le è rimasta nella penna. Ci fa un regalo?
«Beh, una cosa riguarda proprio Luciano: aveva capito di dover andar via 
dalla Roma e mi chiese di parlare con Mario D’Urso, mio compagno di scuola 
e grandissimo amico di Gianni Agnelli, per andare alla Juve. 
Lo portai a casa di Mario, erano così diversi... D’Urso colto, raffinato, uno snob 
nel senso buono. Moggi era Moggi! Dopo quel colloquio Agnelli disse no, 
ma quindici giorni più in là quel no divenne sì: era uscito l’Avvocato era 
arrivato Umberto, con lui Giraudo... E così Gianni Agnelli creò la 
definizione di “stalliere del re”: per quel calcio serviva uno che 
conoscesse tutto, ma proprio tutto!».

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