lunedì 4 gennaio 2010

Moncalvo: "Ritorno Andrea Agnelli? John ha bisogno del suo 10%"

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Tuttojuve.com ha trascritto integralmente l'intervento del noto giornalista GIGI MONCALVO, sulle frequenze di RADIO ERRE 2, nel corso della popolare trasmissione radiofonica "TUTTI PAZZI PER LA JUVE", condotta dal nostro redattore Stefano Discreti, dall'opinionista televisivo Luigi Piccolo e dalla Combriccola romana.

Buona sera Moncalvo, benvenuto ai microfoni di "Tutti pazzi per la Juve".
"Grazie, titolo azzeccato non potrebbe esserci".

Che ci racconta di bello?
"Io sono abbastanza stupefatto, come immagino tantissimi di voi, da questa notizia della visita di Andrea Agnelli a Vinovo"

Era la domanda più gettonata del pubblico, anche alla luce del tuo libro "I lupi e gli Agnelli", che tratta appunto "Ombre e misteri della famiglia più potente d'Italia". Nella settimana di Juventus-Catania, si è rivisto a Vinovo, dopo tre anni, Andrea Agnelli, quasi sottobraccio con il cugino John Elkann. Ha rilasciato queste dichiarazioni: "Io credo nel progetto, credo in questa Juve, poi magari in futuro chissà...". Tu che ha seguito costantemente le vicende della Famiglia Agnelli, com'è possibile questo riavvicinamento dei cugini? Cosa c'è dietro?
"E' inspiegabile. O meglio, le spiegazioni possono essere numerose. Proviamo a elencarle. In questo momento si sono rovesciate le cose, cioè John Elkann ha bisogno di Andrea Agnelli. E dopo averlo snobbato, ignorato, calpestato, sopraffatto - soprattutto attraverso Gabetti e Grande Stevens -, per oltre tre anni, a questo punto ha bisogno di lui. Perchè ha bisogno di lui? Perchè tutti noi i tifosi, subito dopo la debacle contro il Bayern Monaco e tutto quello che ne è derivato, abbiamo cominciato ad invocare due nomi, anzi tre: Moggi, Bettega e proprio Andrea Agnelli. Aspettavamo a invocare il quarto, quello di Giraudo, perchè c'era quell'appuntamento giudiziario del 14 dicembre, con quella sentenza incredibile, che è stata subito strumentalizzata e usata da "La 7" in quella vergognosa trasmissione".

Hai avuto la sfortuna anche tu di vederla...
"No, l'ho registrata e quindi ho avuto modo di vederla con più calma dopo aver letto commenti e tutto il resto. Ho letto il pezzo su Libero del nostro comandante, cioè del nostro direttore Luciano Moggi, e ha perfettamente ragione. Quello che mi è sembrato più vomitevole è stata la telefonata di Sposini. Sposini ha telefonato dicendo: "Io a Moggi gli ho stretto qualche volta per caso la mano, ben prima di sapere che fosse il capo della cupola". Per un giornalista è gravissimo dare delle sentenze prima che ci siano quelle dei tribunali: non solo la prima, ma la terza, quella di Cassazione. E Moggi gli ha risposto molto chiaramente: 'Che strano, ricordo quando Sposini era ospite dell'aereo della Juventus, con il mio benestare. E se ne stava tre giorni - come per esempio per la partita Arsenal-Juventus -, a Londra, tutto spesato dalla società e all'epoca non aveva tante riserve, tante pruderie nei miei confronti'".

Credo che la cosa peggiore che abbiano fatto in quella trasmissione, sia stata quella di presentare in studio una platea di giornalisti abbastanza contrari a Calciopoli, ma non hanno permesso loro - a Beha, a Mughini, ad esempio -, di sviscerare nessun discorso. Piroso è riuscito a piazzare due telefonate in mezzo, quella di Della Valle, che non vedo cosa c'entrasse, e quella di Sposini, che hanno spezzato ogni tipo di ragionamento degli ospiti in studio.
"Sì, ma quelle due telefonate non credo fossero state concordate. I due, secondo me, hanno telefonato proprio vedendo la trasmissione. Sono entrati in diretta e quindi si sono appropriati della scaletta del programma, portando via del tempo e facendo sembrare che la trasmissione fosse seguitissima e suscitasse chissà quale scompiglio. La telefonata di Sposini non c'entrava completamente nulla con questa cosa. C'entravano altre cose. Perchè hanno ignorato la testimonianza del guardalinee Coppola? Perchè hanno ignorato la deposizione di Carraro a Napoli, che si è svolta proprio in quel giorno? Quelle erano due cose fresche da dare, da far vedere, due testimonianze importanti. Il fatto è che quel programma era già pronto, aspettavano la sentenza di Giraudo. E avrebbero dato comunque quel programma, sempre con quel taglio lì. Se Giraudo fosse stato riconosciuto innocente e non avesse avuto quella condanna, ricordiamo di primo grado, avrebbero usato quel filmato per dimostrare... 'ma che sentenza a Napoli? Ma che vergogna? Nonostante tutte queste prove'. Ma la cosa più vergognosa sono i filmati dati dai carabinieri e dalla magistratura. Non c'è niente di male che Moggi si sia commossa durante l'interrogatorio".

Ha visto i Carabinieri come sono stati ringraziati alla fine? Il maggiore Auricchio presentato come lo Sherlock Holmes dell'Arma dei Carabinieri. Un uomo che ha dovuto ammettere in un processo che si frequentava assiduamente con l'ex direttore sportivo della Roma e che ha delle accuse alle spalle abbastanza pesanti. E' stato qualcosa di veramente agghiacciante.
"Andate a vedere una cosa su internet, è molto semplice ed è un passaggio che viene sempre dimenticato. Cercate il braccio destro di Borrelli, cioè l'uomo che doveva compiere le indagini, chiamiamole così, ai tempi di Calciopoli. Se ricordate, il professor Guido Rossi nominò Borrelli, capo dell'Ufficio Indagini, ma naturalmente non era Borrelli che andava a fare le indagini, si serviva di un colonnello della Guardia di Finanza, Maurizio D'Andrea, al quale si era già affidato ai tempi di tangentopoli. E tal Maurizio D'Andrea, quando è finita quella cosiddetta inchiesta, che cosa è andato a fare secondo voi? Si è dimesso dalla Guardia di Finanza ed è stato assunto da Telecom Italia - andate a vedere su internet -, come uno dei massimi dirigenti che si deve occupare della intelligence, cioè dello spionaggio interno ed esterno di Telecom. Lui deve riferire solo al presidente. Pensate un po'! Quello che ha condotto per conto di Borrelli e Guido Rossi la cosiddetta inchiesta di Calciopoli si è addirittura dimesso dalla Guardia di Finanza per andare a lavorare nell'organigramma di Telecom Italia. Lo trovate al numero tre o al numero quattro, come capo dello spionaggio. Ha preso il posto di Tavaroli, pensate un po'. Sono tutti senza ritegno, senza ritegno! E naturalmente "La7", che è di proprietà di Telecom Media, non ne ha parlato di questo particolare".

Il fatto che non abbiano parlato di quello che sta venendo fuori dal processo di Napoli è veramente agghiacciante. Hanno nascosto delle testimonianze pesantissime e non capisco come si faccia a dire di voler fare informazione.
"Sì, ma prendiamo anche la Rai. Ve la ricordate quella trasmissione che si chiamava 'Un giorno in Pretura'? Vi ricordate quando filmarono e fecero vedere per ore tutte le sentenze del processo sul doping? Vi ricordate poi come l'hanno sintetizzato? Dicendo che la Juve aveva avuto la prescrizione, che non era vero che era stata assolta ecc.. Ecco, dove sono finite le telecamere di 'Un giorno in Pretura'? Non sarebbero da utilizzare anche al processo di Napoli, giorno per giorno, per avere un documento visivo, importante, da tenere in archivio, che possa dimostrare a tutti che cosa hanno combinato?"

Dottor Moncalvo, ma i giornali non ne parlano. Non parlano di tante cose che accadono nel processo di Napoli. Se non fosse per Radio Radicale, non si saprebbe nulla o quasi.
"La deposizione del guardalinee Coppola non l'avremmo mai saputa se non ci fosse stata Radio Radicale".

Sì, ci sono stati trafiletti sui giornali, in mezzo agli annunci delle massaggiatrici.
"Certo, certo. Pensate, la Rai non fa servizio pubblico. Radio Radicale fa servizio pubblico, perchè consente di avere un archivio, una nastroteca che durerà negli anni e che consentirà di attingere alle voci reali di quel processo, alle testimonianze e tutto il resto.
Ma torniamo ad Andrea Agnelli. Adesso, dicevo, è John che ha bisogno di Andrea. Ne ha bisogno per la Juventus, ma soprattutto ne ha bisogno per buttare un po' di fumo a tutti quelli che come noi sono pazzi per la Juve".

Ma perchè Andrea, a questo punto, si presta?
"Ecco, questa è la domanda fondamentale. Secondo alcune indiscrezioni, il giorno prima di andare all'allenamento a Vinovo, Andrea è andato in sede alla Juventus e si è incontrato per un paio d'ore con Blanc. E la scuola di pensiero più diffusa dice che hanno pregato Andrea affinchè tornasse. Ricordiamo che Andrea non riceveva neanche più gli inviti e i biglietti per le partite, nè lui e nè sua madre. Lui sono tre anni che non vede una partita della Juve. L'unica alla quale ha assistito negli ultimi tempi, è stata la partita d'addio di Pavel Nedved. Questo per dirvi che classe e che stile ha il signor John Elkann nei confronti del cugino. In questo lungo colloquio con Blanc, io non so che cosa Andrea Agnelli abbia chiesto o gli sia stato proposto. So solo che secondo me ha fatto un gravissimo errore, quello di andare a togliere le castagne dal fuoco a John. Perchè? Perchè c'è una partita col Catania, ci sono tre settimane di sosta e ad Andrea bastava rimanere seduto sulla riva del fiume e tutti noi lo avremmo portato da Torino a Londra con i cavalli bianchi, la carrozza ed un tappeto rosso. Così ha perso qualche punto. C'è qualche analista finanziario che sta facendo i conti di quello che sta succedendo a Torino. Non dimentichiamoci che Andrea e sua madre hanno il 10% dell'accomandita Giovanni Agnelli, che è una delle cassaforti di famiglia. Il 30% è nelle mani di John e il resto è suddiviso tra tutti gli altri parenti. Il 30% di John, insieme al 10% di Andrea, costituirebbe uno zoccolo duro che consentirebbe con un altro 10,1% di ottenere la maggioranza e il controllo. Perchè John, che fino a poco tempo fa era molto saldo, teme di perdere il controllo dell'accomandita di famiglia? Perchè siamo vicini ad una sentenza molto importante, un'altra di quelle di cui i giornali non parlano mai; ed è il processo che riguarda Gabetti e Grande Stevens, per il cosiddetto "equity swap", vale a dire ciò che è stato nascosto alla Borsa e agli azionisti in una gigantesca operazione finanziaria che ha fruttato oltre 480 milioni di profitto in un colpo solo".

Il tuo libro parla di queste cose. Dove e come si può comprare?
"Il libro si può comprare in libreria a 19 euro. Oppure si può comprare su internet e lì vi arriva nel giro di due giorni, con uno sconto di 2,70 euro. Sono quasi 500 pagine".

E noi su questo libro possiamo trovare tutte queste belle notizie....
"Esatto, capirete perchè Andrea è stato stoppato e non è stato riconosciuto a lui, figlio di Umberto e figlio di Allegra, veramente appassionati tifosi juventini, il diritto - come chiedevamo Giraudo e Moggi - di entrare nel Consiglio di Amministrazione e di avere un ruolo importante. Andrea è colpevole o era colpevole addirittura di essere l'unico maschio in vita che si chiama Agnelli".


Una battuta sulla Juve. Ripartiremo dai giovani?
"Io lo spero, se ce ne saranno ancora di giovani. Vedete, tutti dicono, Ciro Ferrara è un allenatore alle prime armi, ma anche Leonardo è un allenatore alle prime armi. Lui però ha una società vera alle spalle. Nella Juventus, contrariamente a quanto accade nell'Inter, nel Milan, nello stesso Napoli, manca l'identificazione tra colui che firma l'assegno e ripiana i debiti e colui che comanda. Se negli spogliatoi del Napoli si presenta De Laurentiis e dice a Donadoni, fuori dalle scatole, e dice a Marino fuori dalle scatole, può farlo e tutta la squadra in silenzio si mette sugli attenti. Se Moratti o Berlusconi decidono di fare questo, lo possono fare. Da noi, chi è che entrando negli spogliatoi mette tutti sugli attenti e ha la credibilità per poter prendere queste decisioni? Nessuno".(redazione http://www.tuttojuve.com/)
CHI E' GIGI MONCALVO - giornalista, anchor tv e scrittore
Gigi Moncalvo, 57 anni, ex-capostruttura di Raidue e conduttore di "Confronti", è giornalista professionista dal 1976.
Ha lavorato al "Corriere della Sera" come capo della redazione spettacoli e tv, al "Giorno" come inviato speciale, nelle tre reti televisive del gruppo Fininvest per reportage, documentari e trasmissioni giornalistiche (tra gli altri il primo speciale dall'interno della centrale nucleare di Chernobyl e dalla guerra in Afghanistan). Ha condotto per cinque anni i collegamenti internazionali per i programmi di Mike Buongiorno; ha coperto come inviato speciale Fininvest i servizi speciali dall'Unione Sovietica nel periodo di Gorbaciov; ha condotto in studio le prime edizioni dei TG Fininvest: da "Dentro la Notizia" a "Canale 5 News" a "Studio Aperto".
Per due anni è stato direttore del quotidiano "la Padania". Ha condotto numerose trasmissioni presso alcune importanti Tv private ("Vietato Ucciderci", "Silenzio Stampa", "Barba&Capelli"). E' stato dirigente Rai fino al 2008 e ha creato e diretto "Confronti", un programma andato in onda per 115 puntate e per 4 stagioni televisive il venerdì sera su RaiDue.
BIOGRAFIA - Appassionato tifoso della Juventus (e poi della Sampdoria), laureatosi nel 1973 in Scienze politiche con specializzazione Politico-Internazionale all'Università di Genova, centodieci e lode, medaglia d'argento, dignità di stampa per la sua tesi dal titolo: "L'èlite del potere in America" (relatore prof. Giorgio Sola). Moncalvo, che è iscritto all'Albo dei Pubblicisti dal 1969 (a 19 anni, il più giovane del Piemonte), diviene giornalista professionista nel 1976. All'esame di Stato la commissione giudicatrice lo ritiene degno di una menzione d'onore.
Nel 1974 inizia la carriera giornalistica, prima presso "Il Lavoro" (il quotidiano socialista che era stato diretto da Sandro Pertini), poi presso la cronaca de "Il Secolo XIX" di Genova sotto la direzione di Piero Ottone. Nel 1975 passa, chiamato dal direttore Cesare Lanza - che lo aveva apprezzato nel periodo genovese - al "Corriere d'Informazione" di Milano come redattore della sezione politica e della prima pagina. Insieme con Moncalvo, Lanza chiama in via Solferino 28, altri tre "genovesi" che hanno percorso grandi passi nel giornalismo: Massimo Donelli (oggi direttore di Canale 5, ed ex direttore di "TV Sorrisi & Canzoni"), Francesco Cevasco (caporedattore della Sezione cultura del "Corriere della Sera") e il compianto Carlo Brusati, un notissimo critico teatrale scomparso prematuramente. Moncalvo e i tre "genovesi" al "Corriere d'Informazione" lavorano insieme a future star del giornalismo, come Vittorio Feltri, Ferruccio De Bortoli, Gian Antonio Stella, Edoardo Raspelli, allora giovani cronisti.
Nel 1976, Moncalvo sempre in via Solferino, ritorna a lavorare con Piero Ottone, stavolta al Corriere della Sera, occupandosi della sezione politica accanto a Walter Tobagi, Luigi La Spina, Carlo Galimberti, Nicola D'Amico. Al Corriere diventa capo servizio nel 1978 e un anno dopo caporedattore della sezione spettacoli e tv. È del 1980 il breve passaggio a "l'Occhio", diretto da Maurizio Costanzo, in qualità di redattore capo centrale dove rimane per soli tre mesi. Tre anni dopo è prima caposervizio della sezione tv e spettacoli de "Il Giorno" (guidato da Guglielmo Zucconi e Pierluigi Magnaschi) e poi inviato speciale. E' tra i pochissimi insieme a Enzo Biagi, a dar vita a una campagna di stampa a favore dell'innocenza di Enzo Tortora con numerosi articoli e inchieste.
Televisione
Nel 1981 si compie il passaggio dalla carta stampata al piccolo schermo come capo-redattore e curatore del programma "Buongiorno Italia" di Canale 5, diretto da Carlo Fuscagni insieme con Carlo Freccero. Dopo aver lasciato Mediaset (che allora si chiamava Fininvest), Moncalvo torna alla carta stampata, chiamato a "Il Giorno" da Guglielmo Zucconi e Pierluigi Magnaschi. Dopo tre anni come inviato speciale, nel 1985 diventa capo-redattore delle emittenti televisive del gruppo Fininvest - chiamato da Zucconi che nel frattempo aveva lasciato il quotidiano milanese per dedicarsi alla TV - occupandosi di diversi programmi, tra i quali "Monitor" (1985, diretto proprio da Guglielmo Zucconi), gli "Speciali News" delle tre reti (1986), "Dentro la notizia" (una
sorta di telegiornale in differita del 1988, di cui è il conduttore alternandosi con Alessandro Cecchi Paone, Jas Gawronski). Nel 1989 diventa inviato speciale in URSS ai tempi della "rivoluzione di Gorbaciov" e segue gli anni caldi della perestrojka e della glasnost. Nel 1990 viene promosso alla conduzione del TG "Canale 5 News" in alternanza con Cristina Parodi e Alessandro Cecchi Paone e nel frattempo gli viene affidata la responsabilità e la realizzazione dei collegamenti internazionali della trasmissione "Telemike" di Mike Bongiorno.
Dopo aver lasciato Mediaset, si occupa di varie trasmissioni su emittenti regionali o circuiti nazionali, come Retemia (dove conduce tutte le sere in diretta il doppio appuntamento "Vietato ucciderci", 1993-1994), Antenna 3 di Milano (dove conduce "Silenzio Stampa", dal 1994 al 1996), Antenna Tre Nord Est di Treviso (direttore del TG, sul finire degli anni Novanta), Tele Padania (conduttore di "Alta Tensione", nel 2001) e il circuito nazionale Odeon (conduttore di "Sfida Finale" prima, e "Barba e Capelli" poi).
Oltre ad essere dal 2003 opinionista fisso nel programma "Il Processo di Biscardi" su "la 7" prima e su "7Gold" poi, dal 2004 è stato anche autore e conduttore del programma "Confronti", in onda ogni venerdì in seconda serata su Raidue. "Confronti" è andato in onda per quattro anni, centoquindici puntate con oltre duecento ospiti di tutte le parti politiche. L'ascolto-medio è stato di un milione di spettatori, con uno share-medio del 10%. Moncalvo è stato anche dirigente RAI, con la qualifica di capo struttura dell'informazione di Raidue fino al 31 gennaio 2008, prima di dimettersi. La causa delle dimissioni è da ricercarsi nel fatto che il direttore di Raidue, Antonio Marano (Lega Nord), aveva deciso di spostare il programma di Moncalvo dal 3 marzo 2008 dal venerdì al lunedì, dalle ore 23,10 alle ore 0,45, e di ridurlo da 50 a 30 minuti. Tutto ciò senza alcuna motivazione seria e documentata visto che "Confronti" aveva un costo bassissimo (ottomila euro a puntata compresi i costi fissi), era una produzione tutta interna alla Rai (a Milano presso i nuovi studi di via Mecenate 76), aveva buoni indici di ascolto e gradimento, era stata definita ufficialmente una "vera trasmissione di servizio pubblico" sia dal Ministro delle Comunicazioni, on. Paolo Gentiloni, che dal Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulle radiotelediffusioni, on. Mario Landolfi.
Stampa
Alla fine degli anni Novanta, Moncalvo torna alla carta stampata assumendo la direzione del settimanale "Il Nostro Giornale", nell'ambito di un progetto di marketing di un importante editore nazionale per studiare le potenzialità dell'editoria locale. Nell'agosto 2002 viene chiamato alla direzione del quotidiano "la Padania" di Milano, dove resta fino al maggio 2004. In quel periodo fece clamore la richiesta (luglio 2003) di licenziamento di Moncalvo da parte dell'allora ministro del lavoro, Roberto Maroni, a causa di un documentatissimo e mai smentito articolo riguardante il dicastero del Welfare. Era la prima volta nella storia di una democrazia occidentale che un ministro del lavoro chiedeva il licenziamento di un lavoratore...

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