lunedì 11 gennaio 2010

"Ciò che non ci rappresenta, il ricordo di ciò che eravamo e quell'intervista a Maifredi..."

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Mai visto nulla di più raccapricciante. Una serata da dimenticare, dove la Juventus del ciclo Ferrara ha davvero toccato il fondo, perché più in basso di così è difficile sprofondare. E’ da questo che la Juve deve ripartire, andare peggio sarebbe complicato, ed è il momento di reagire, di onorare per lo meno la maglia e per ritrovarsi, sia dal punto di vista del gioco che della mentalità. Una mentalità ormai andata a farsi benedire. E’ complicato da spiegare ma molto più semplice vederlo con i nostri occhi, in campo, andando a ritroso nella visione delle partite.
Calciopoli ha senza dubbio messo una macchia nella storia della nostra gloriosa società e per il momento la stiamo ancora pagando e la pagheremo ancora, fin quando la giustizia sportiva non farà il suo vero tempo e fin quando la Juventus, intesa come società e non solo, farà qualcosa di concreto per riportarci nell’olimpo del calcio. E’ come se la nostra storia fosse ricominciata daccapo, e dobbiamo farcene una ragione, tramite la speranza. Quella di ricominciare, presto, ad interpretare il ruolo della Juventus, la “storia di un grande amore”, fatta di trionfi, cattiveria agonistica e cinismo sportivo.
La partita col Milan è la punta di diamante di quest’ultima gestione, in cui troviamo una squadra allo sbando, che è dall’inizio dell’anno che deve ritrovare la sua vera dimensione ed identità, come se fosse una farfalla che deve ancora uscire dal suo bocciolo, senza un gioco ben espresso e con tanta confusione tra moduli, acquisti sbagliati e scelte mai spiegate. Una stagione tanto strana proprio non me la ricordo. E se pensiamo all’enorme entusiasmo che c’era a Pinzolo quest’estate, sembra paradossale vedere come invece siamo ridotti a solo mezzo campionato, con una squadra da rifondare a ciclo neppure incominciato.

Per spiegare, invece, quest’ultima vergogna, sarebbe da andare a cercare qualche statistica, per vedere se esiste nella nostra storia una gara in cui si è perso con ben 3 gol di scarto, tutti e tre da calcio d’angolo e con la squadra in trasferta che vince in maniera secca senza mai tirarare in porta. Perché diciamo la verità, il Milan non ha entusiasmato, e dalla Juve ci si aspettava qualcosa di diverso. Per di più, la squadra di Leonardo ha improntato la gara aspettandoci, facendoci giocare. E noi non abbiamo sfruttato la cosa, non siamo mai riusciti ad essere davvero determinanti, facendo arrivare palloni in attacco con conseguenti occasioni. Il nulla. A Ferrara possiamo imputare di tutto, (primo su tutto il discorso di giocare in una maniera sola, con l’ormai chiaro 4-4-2 e il fatto che ha poco coraggio nel fare scelte importanti) ma almeno io resto della mia posizione. Più che con Ferrara bisognerebbe prendercela con chi l’ha messo al suo posto, con chi ha creato questo “progetto”. Coloro, che con la vera Juventus c’entrano davvero poco, sia come stile, che come modi, che come testa. E il solo Bottega, come new entry, non basta per motivare una squadra allo sbaraglio, sperando a questo punto per lo meno nei veterani e nel recupero degli infortunati.

Una volta poi, oltre a tante caratteristiche vincenti, si parlava della “vecchia signora” come di quella rosa che non molla mai, fino alla fine, in qualsiasi situazione, grazie al suo famoso dna. E pure questo pare svanito, non c’è neanche più la classica reazione d’orgoglio a fine gara, perché la cosa più grave che nessun tifoso vorrebbe mai vedere dalla propria squadra è la resa sul campo. Questa non è la mia, la nostra Juventus. Quelle caratteristiche che hanno fatto di una squadra una scuola di pensiero da prendere ad esempio, non esistono più. Inutile girarci intorno, ci sarà da lavorare e ricominciare da zero.
Dopo l’ennesima sconfitta di stagione portiamo a casa 0 punti, uscendo definitamene dalla zona scudetto, e ritrovandoci in classifica in una zona pericolosissima e più che delicata, con diverse squadre accalcate per rubarci il terzo posto. Se la società ancora non caccia Ferrara, è perché non può permettersi di mandare a casa due allenatori a distanza così ravvicinata e dopo 50 anni di storia in cui mai un mister era stato mandato via in piena corsa al titolo: ripetere l’impresa sarebbe come dichiarare a tutti il fallimento del loro progetto.

Il fiore all’occhiello della serata, poi, ci riguarda personalmente. Ferrara, nel dopo partita, arrivato ai microfoni di Controcampo, su Rete4, dopo aver fatto mea culpa su questa ulteriore sconfitta, è andato a cercare in studio a parole il tecnico Gigi Maifredi, da noi intervistato il 30 Novembre. L’ex tecnico bianconero aveva riportato ai nostri microfoni: “La Juventus con la rosa che ha, dovrebbe fare molto di più. Io stesso riuscirei a fare meglio di Ferrara, che è troppo inesperto e giovane per la Juventus. Vincerei lo scudetto a mani basse, fumando il sigaro in panchina”. A Ferrara non dev’essere andato giù, e proprio stasera ha deciso di replicare in diretta., “incendiando” un battibecco con lo stesso Maifredi, con cui si è scambiato parole non troppo carine, un siparietto che si poteva benissimo evitare.

Adesso c’è bisogno di ricominciare a vincere, e convincere, subito. Ritrovare lo spirito vincente, un gioco importante e un po’ di continuità devono essere i primi obiettivi della squadra, che ha la responsabilità del nome della società che rappresentano. Gia mercoledì, con la partita di Coppa Italia col Napoli, ci sarà il bisogno di una svolta.


Tiziano Salvatori

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