lunedì 11 aprile 2011

JUVE, sulla buona strada.

1 commenti

Come al solito, la Juventus fa lo stesso risultato che fanno le altre squadre sopra di lei, ma l’importante è farlo, il risultato. Con il carattere, mentalità ed impegno, si fa la Juventus. Credendoci e non mollando mai, finchè l'arbitro non fischia la fine. E il fatto che la Juve ci sia riuscita, e per la terza volta di fila, fa già notizia. Ed è un risultato importante, quello ottenuto in casa contro il Genoa, non solo per il discorso classifica (come l’anno scorso, pur venendo da un momento non facile si ha ancora l’opportunità di posizionarsi bene) ma anche per come si era messa la gara stessa, a rimontare per due volte e combattendo contro se stessi. Perché la vittoria, stranamente, era per lo più annunciata anche se affatto facile. L’ambiente era fiducioso ed erano tre punti che si sentivano nell’aria o che comunque, in qualsiasi modo, andavano portati a casa, per rimanere aggrappati alle altri e per sperare di continuare con una striscia di risultati utili che possono portare a chissà quale traguardo.
A questo punto, discorso che vale anche per altre società (anche alcune che ambiscono a posizioni più importanti) sognare non costa nulla, ma per sognare è importante continuare a vincere, essere “continui”, termine poco consono alla Juventus di quest’anno ma che però, con la vittoria contro i rosso-blu, sembrano voler dire “ci siamo e ci proviamo!”. Ma come spesso è accaduto quest’anno, la vittoria è stata più che sofferta: una gara che si, in tanti si aspettavano di vincere, ma che come succede spesso nelle gare in cui si parte favoriti, per un motivo o per un altro ci si è ritrovati a rincorrere avversario e risultato, anche in maniera piuttosto affannata.


La Juve del primo tempo, infatti, è la classica squadra che abbiamo visto quest’anno in cui, quando deve fare la partita e non aspettare l’avversario (come è successo quasi sempre con le “grandi”) si incespica su se stessa senza trovare un gioco con cui poter far male, ed è in queste gare in cui si parte in qualche modo avvantaggiati (anche solo “con la testa”) che ci si fa male e si prende poi il gol. Ma il primo gol genoano è dettato anche da un'altra caratteristica negativa che la squadra di Delneri si porta in spalla da tutta una stagione, ovvero quella sfortuna di troppo. Perché, sono corretti i vari discorsi su un allenatore non proprio al top, sono corretti anche quelli su una squadra non esaltante o che poteva fare di meglio, ma la fortuna pochissime volte quest’anno è passata dai bianconeri, ma questo non vuole essere un alibi, bensì una constatazione. Il caldo poi (stesso discorso) non è stato certo un toccasana per entrambe le squadre, che hanno faticato a trovare i movimenti giusti, e che sull’autogol di Bonucci sembrava aver spezzato il ritmo già basso dei bianconeri, che di solito sul gol preso si accasciano psicologicamente e non solo. E invece, sarà perché il gol è stato preso praticamente ad inizio gara, sarà perché questa Juventus davvero crede in un recupero stagionale dell’ultima ora, con le unghie e con i denti si è cercato subito di rimettere in gioco la gara. Lo ripetiamo, il primo tempo è stato comunque un disastro. Tanti errori, non si è riusciti a fare due passaggi in fila all’altro, pochissime idee (mister Delneri capendo che la squadra non girava come a Roma ha spostato più volte le sue pedine) e un Matri lasciato troppo solo.

Una bella occasione di un Pepe più che ispirato (uno dei migliori) e un occasione ancor più grossa (e probabilmente sprecata) da Bonucci, entrambi di testa, si portano via un primo tempo che lascia l’amaro in bocca, perché l’avversario è quello che ci si aspettava, pericoloso ma che mai da la sensazione di esplodere e quindi l’arrabbiatura stessa per l’essere consapevoli delle possibilità da sfruttare, perché si poteva e si doveva dare di più. Quest’anno si sa che di record negativi ne sono stati battuti parecchi in casa bianconera, come si sa che nei momenti più bui si è riusciti a far “resuscitare” chiunque, tra squadre e giocatori. Il Genoa, ultimamente in difficoltà, in un primo momento è sembrato poter davvero giocare un brutto scherzo ai bianconeri, soprattutto dopo il gol di Floro Flores, uno che è entrato a far parte della sfilza di giocatori che, pur non vivendo un gran momento, quest’anno è riuscita a “bucare”, e senza enormi problemi, la difesa della Juve. Una Juve che però nel secondo tempo ha capito come prendere le misure all’avversario e come colpirlo, ha messo da parte i lancioni lunghi e il gioco che veniva solo da corsie centrali, e ha iniziato a carburare e a creare pericoli. Dopo il pareggio di Pepe, il protagonista è stato Eduardo (anche lui, un altro dei “ritrovati” proprio con la Juve) portiere del Genoa che su Krasic è protagonista per ben due volte con due ottime parate. Eduardo che però non può far niente con una voglia ritrovata dei bianconeri, quella della vittoria, trascinata da un Matri che pur se non straripante, anche in questa gara mette il suo zampino sul gol del ritrovato pareggio.

Dopo un altro miracolo di Eduardo, questa volta su un Pepe scatenato, Aquilani fa quello che dovrebbe fare sempre, inventare, mettere palloni importanti, e questa volta lo fa in maniera quasi inaspettata, con una verticalizzazione che sembrava quasi sbagliata. Ma alla fine dei vostri teleschermi, quasi nascosto, c’era un ragazzotto della provincia di Modena, entrato da poco, un certo Luca Toni, che accendendo la radiolina e messa a tutto volume, si è ascoltato la telecronaca della sua zampata vincente, che ha fatto scoppiare l’Olimpico di Torino. Palacio e ancora Floro Flores fanno tremare lo stadio, rischiando di mettere altri punti nel pallottoliere di Ballardini, che invece si ritroverà sconfitto proprio grazie al ragazzo con la radiolina. Toni da quindi la vittoria ai bianconeri, una vittoria sofferta, da Juventus ci verrebbe da dire, o quantomeno del suo nuovo corso. Una di quelle vittorie dove il segno uno a fianco sembra scontato per tanti, ma che in questo momento di una stagione così travagliata, era facile in casa Juve da interpretare come autentico pericolo. Così è stato, ma la Juve è stata più brava, credendoci e sottolineando che, pur avendo in rosa non tutti campioni (anzi, ci verrebbe da dire, vedendo alcuni giocatori) è il gruppo che conta, che forse si dovrebbe caricare sempre, mettendoci la giusta mentalità, tentando di affrontare in maniera giusta le gare e facendolo da Juve, ricominciando a scrivere qualcosa di importante. E se si chiuderà bene, a fine stagione, bisognerà rimproverarsi l’un l’altro, per aver sprecato un annata incredibile, con una squadra che anche se non è il Barcellona, poteva dire qualcosa in più. Ma questo è da vedere. Ora c’è Firenze, per le conferme del caso.

TIZIANO SALVATORI

1 commenti:

  • 11 aprile 2011 alle ore 13:00
    Anonimo :

    Se nel secondo tempo siamo riusciti a venire finalmente fuori è semplicemente perchè il genoa ha smesso di fare pressing sui nostri difensori (cosa che ci impediva di iniziare l'azione palla al piede e ci costringeva sempre al lancione lungo di Bonucci).
    Come si supera questo banalissimo pressing che quasi tutte le "piccole" della serieA adottano?? (e contro la quali siamo infatti sempre andati in difficoltà...)
    Semplice...con l'aiuto del centrocampo!
    il nostro 433 ha buone basi e ottime prospettive future con grandi potenzialità soprattutto in attacco (quagliarella-matri-krasic non li abbiamo mai visti tutti e tre assieme..) ma a centrocampo bisogna cambiare qualcosa.
    i tre mediani sono tutti dei "gregari". nessuno dei tre è un vero leader consolidato, trascinatore, carismatico al punto tale da farsi dare palla dai difensori e iniziare l'azione palla a terra eludendo il banalissimo pressing avversario.
    è questo che ci manca e ci è mancato tutta la stagione.
    marchisio - melo - aquilani. mi piacciono tantissimo tutti e tre ma serve qualcuno di più forte da affiancare a due di loro (panchinando il terzo).

    mascherano è il nome giusto.
    già la sua presenza colmerebbe di parecchio il gap. inoltre anche gli altri avendo al loro fianco uno come mascherano maturerebbero di loro.


    faccio notare solo questa osservazione: prima di calciopoli i nostri 11 titolari erano quasi tutti "capitani" delle rispettive nazionali. il che significa non solo validità e qualità, ma anche PERSONALITA'.
    ed è proprio la personalità che ci manca.



    Marino

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