sabato 22 gennaio 2011

JUVE, contro il BARI 3 punti da scudetto?

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Cominciamo subito col dire che quelli presi contro il Bari sono tre punti di valore pressoché fondamentale per il prosieguo della stagione bianconera. La Juventus ha vinto una partita dura, che a tratti sembrava essere diventata l’ennesima occasione per alimentare rimpianti, amarezze e delusioni. La caparbietà degli undici in campo è stata superiore anche agli evidenti limiti strutturali e fisici della squadra nel suo complesso (limiti causati dai numerosi infortuni di questo periodo), e quel che ne è venuto fuori è stata una sana e vitale boccata d’ossigeno dopo un inizio anno decisamente disastroso. Fa bene Aquilani ad arrabbiarsi coi giornalisti a fine-gara: nel giudicare questa Juventus ci vuole equilibrio e un minimo di razionalità.
Forse non sarà proprio un gruppo da vertice, ma senza dubbio la truppa di Del Neri non può essere considerata alla stregua di Palermo, Udinese, Genoa, Sampdoria, ovvero squadre che potenzialmente lottano per un posto nell’Europa minore, quell’Europa League che solo 4 mesi fa ci vedeva anche noi protagonisti. Napoli e Parma hanno forse ridimensionato certe aspettative, ma non è giusto che il lavoro fatto dall’allenatore e dai giocatori in questi primi sei mesi venga snobbato e sminuito per colpa di due battute d’arresto. Detto questo proviamo a ragionare con più calma e prendere questo campionato per quello che è: un torneo mediocre, livellato verso il basso, reso corto da una classifica strettissima e che dal primo al settimo posto può riservare colpi di scena in ognuna delle 18 giornate che mancano alla conclusione. La Juve ha il dovere morale di provarci fino in fondo,di non lasciar nulla per strada e provare a rimanere attaccata al treno di vertice fino a maggio. Quanto fatto dalla Roma lo scorso anno deve essere d’esempio: una rincorsa lunghissima ed asfissiante, che solo Pazzini e una fantastica Sampdoria (a proposito: chi la allenava?) hanno fermato consentendo all’Inter di vincere il campionato. Questo per dire che anche se sulla carta i nostri possiedono qualcosa in meno delle altre, bisogna comunque tentare di dare il massimo lasciando agli altri i calcoli finali. C’è tutto per poterci provare: un allenatore preparato e meticoloso, un gruppo di carattere che raramente molla, una società che nonostante mille avversità sta facendo miracoli, ed infine quel cuore e quello spirito che solo chi indossa la maglia bianconera può avere. Francamente preferisco pensare che la vera Juve sia quella di 2-3 mesi fa, quella capace di vincere a San Siro oppure di lottare fino al 95’ per battere la Lazio nello scontro diretto. Del resto, vincere partite come quella col Bari (ovvero giocando male) è sinonimo di convinzione e consapevolezza dei propri mezzi. Quello che ci vuole per vincere uno Scudetto.


ALESSIO AITA

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