venerdì 9 dicembre 2011

Poker Texas Hold’em, un gioco democratico

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Il poker? Bello perché è un gioco democratico”. Queste le parole di Gigi Buffon, testimonial di PokerStars.it prima di cominciare la sua partita di beneficenza ai tavoli del Charity Table. E forse anche questo è uno degli aspetti che rende il Poker Texas Hold’em un gioco ricco di fascino che è davvero alla portata di tutti. Partiamo, allora, da questo concetto e proviamo ad analizzare perché il poker un gioco democratico. Prima di tutto, come succede anche nel calcio, chiunque può avvicinarsi a questa disciplina e raggiungere dei traguardi dignitosi con un po’ di dedizione e con qualche conoscenza di strategia. Non ci sono, infatti, distinzioni fisiche, nel senso che una persona alta come una bassa può tranquillamente avere le stesse chance di vittoria.

E giusto per fare un parallelismo, anche nel calcio si può verificare una cosa del genere. Basta pensare a grandi campioni come Leo Messi che, nonostante la bassa statura, sono dei fuoriclasse indiscussi. Ma torniamo al Poker Texas Hold’em. Anche qui si possono ottenere dei risultati soddisfacenti con un buon allenamento e con tanta dedizione. E non è un caso che molti giocatori di poker, pur avendo raggiunto dei grandi livelli, hanno un modo di giocare piuttosto diverso, immagazzinato dopo decine e decine di partite.

Basta pensare a player come Dario Minieri, giocatore aggressivo che ha avuto un grande successo nel web ma anche in grandi competizioni live, oppure al Poker Texas Hold’em ragionato di Luca Pagano che ultimamente ha ottenuto degli ottimi traguardi vincendo l’IPT di Sanremo. E poi c’è da dire che davanti al tavolo i grandi campioni hanno tutti le stesse possibilità di vittoria. Basta indovinare la giusta strategia o cercare di leggere al meglio la mano dell’avversario, a volte anche attraverso i movimenti o i gesti di quest’ultimo.

Certo, se la Dea Bendata offre comunque le stesse possibilità di vittoria a chiunque, privilegiando una volta un giocatore piuttosto che un altro, non possiamo dire, però, che tutti abbiano le stese chance di vittoria. Se ci troviamo di fronte ai grandi campioni come Daniel Negreanu o Phil Ivey, capirete bene che le possibilità di avere la meglio sono molto basse. E questo non è dovuto ad un tasso di fortuna maggiore, ma ad una maggiore abilità di questi. Ma forse è proprio questo il motivo per cui il poker è veramente un gioco democratico, perché alla lunga vince il più forte e non il più fortunato.

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